1) Dopo aver scritto 4 romanzi rosa, cosa ti ha spinto ad approcciarti al mondo fantasy?
In verità il mondo fantasy è un mondo che mi appartiene da sempre. Infatti, la Hunted Series l’ho scritta alcuni anni prima rispetto alla serie del Vermont (o del cielo che dir si voglia), e prima ancora ho scritto a quattro mani con la mia collega Patrisha Mar, The Shadow Saga, sempre di genere fantasy.
2) Qual è stato il genere più difficile da scrivere?
Sicuramente il genere fantasy richiede uno sforzo di fantasia maggiore rispetto al rosa. Bisogna creare mondi plausibili pur con un contorno fantastico. Non bisogna mai eccedere e la tessitura della storia deve avere una trama coerente. Inoltre, come spesso accade in questo genere di romanzo, i personaggi e la storia sono più ad ampio spettro, hanno sfumature varie che non si limitano al rapporto che ci può essere in una coppia.
3) C’è un personaggio dei tuoi romanzi a cui sei particolarmente affezionata? Se sì, chi e perché?
Vediamo, allora… d’istinto direi che sono affezionata un po’ a tutti, perché tutti mi hanno dato qualcosa e tutti sono una parte importante di me. Ma se proprio devo scegliere direi Abby Allen, la protagonista della Hunted Series. È il personaggio che più di altri rispecchia me stessa e il mio modo di pensare. La sua autoironia è la mia autoironia, i suoi principi morali, sono i miei principi morali. Sarà per questo che le sono particolarmente legata, anche se poi tutti hanno un po’ di me.
4) Dove hai trovato l’ispirazione per inventare una storia così strutturata come in “Universi sconosciuti”?
Sono sempre stata una fan delle serie TV Smalville e Roswell, per dirne due tra quelle che ho amato di più, o i film e i fumetti della Marvel e DC comics. Ho sempre sognato di scrivere di giovani eroi venuti da pianeti lontani, un po’ Superman un po’ “ragazzi della porta accanto”. Così un giorno una buffa ragazzina dalla chiacchiera facile ha cominciato a parlami nella testa (no, non sento le voci. Ancora), così ho buttato giù il prologo di Universi sconosciuti senza avere bene idea di cosa avrei scritto dopo. Il resto è nato man mano che la storia andava avanti. Più scrivevo, più tutto diventava chiaro. La trama, i personaggi, la loro evoluzione. Ci sono stati momenti in cui mi sono detta: “Ehi, sei scema o cosa? Non funzionerà mai”. E invece Abby non mi ha tradita. È riuscita a farsi voler bene dai lettori.
5) I personaggi dei tuoi romanzi sono ispirati a persone che conosci? A quale assomigli di più?
Qualcuno sì, qualcuno no. I cattivi decisamente no. Anche se spesso sono tentata di infilare dentro una trama qualcuno che mi sta sugli zebedei per farlo… che ne so… riempire di botte. Io, come si evince dalle domande precedenti, forse assomiglio di più a Abby e anche a Victoria di Tutta la pioggia del cielo, per ovvi motivi.
6) Ti è mai capitato di dubitare di un tuo romanzo durante la sua ideazione?
Di solito succede dopo, quando lo rileggo. Durante la stesura sono così presa dal sacro fuoco che non mi accorgo di niente. In fase di revisione poi cominciano i tagli e le riscritture e, ovviamente, i dubbi sono ordinaria amministrazione. Un rigo sì e un rigo no.
7) Come e quando ti sei resa conto che scrivere era la tua vocazione?
Non so quando sia successo con esattezza. So solo che invento storie da quando ero alle elementari. Non ricordo di aver fatto altro nella vita. Poi un giorno, forse verso i quindici/sedici anni, ho scritto la mia prima vera storia che fosse più lunga di dieci pagine e probabilmente è stato quello il momento in cui ho capito che non avrei potuto fare altro nella vita. L’alternativa sarebbe stata diventare una fighissima cantante pop, ma ho il panico da palcoscenico, quindi, niente… scrivo.
8) Prima dell’uscita di un tuo romanzo hai un rituale a cui non puoi proprio rinunciare?
Fortunatamente no. Perché sono una che si scorda tutto. E se scordassi un rituale in cui credo, sarebbe la fine, perché sono un tipo ansioso e come minimo mi verrebbe da pensare che, non avendo rispettato il rituale, comincerebbero a piovere rane e tutto andrebbe male e “OHMIODIO questo libro andrà da schifo” e… Capito che intendo? No, grazie al cielo mi è stato risparmiato il gene della superstizione.
9) Qual è il tuo posto preferito per scrivere?
Dovunque non ci siano persone intorno che mi distraggano, per il resto mi servono solo un pc o un quaderno, e la mia musica, niente altro.
10) Parlando del tuo nuovo romanzo “Universi sconosciuti”, Abby e Kevan si separeranno? Puoi anticiparci qualcosa?
Abby e Kevan dovranno fare i conti con il fato. Per loro sarà un cammino difficile, ma Abby non è una che si abbatte e farà il possibile per sfuggire al destino. Ci riuscirà? Questo si scopre alla fine di “Polvere di stelle”
11) In “Universi Sconosciuti” Dakota e Jay sembrano una coppia molto affiatata, c’è la possibilità che questa loro complicità evolva in qualcosa di più?
Se per “complicità” intendi che si azzannerebbero volentieri ogni secondo, allora sì, sono affiatati. Evolveranno anche loro, naturalmente, tipo i Pokemon. Digievolveranno. Battute idiote a parte, il terzo libro “Oltre l’infinito” sarà dedicato interamente a loro.
12) Il 31 Ottobre esce “Polvere di stelle”, il seguito di “Universi sconosciuti”, cosa dobbiamo aspettarci da questo secondo volume?
Un ulteriore maturazione del personaggio di Abby. Un Kevan molto deciso e intrepido. Una Dakota sempre più redenta. Un Jay ancora più arrabbiato. L’azione non mancherà, gli intrighi saranno come il prezzemolo, ma ci sarà anche l’amore, più vero, più tangibile in questo secondo capitolo.
13) Tuo marito legge i tuoi romanzi? Quanto è complice della loro creazione?
Da 0 a 10 direi zero. Scherzi a parte, è sempre distratto dal suo lavoro. Fa un mestiere che richiede grande responsabilità, leggere i miei romanzi è l’ultima cosa che gli farei fare. Inoltre se leggesse i miei romanzi fantasy, gli darei seri motivi per dubitare della mia sanità mentale, e se leggesse i romance non smetterebbe di prendermi in giro per la mia insana abitudine a vedere unicorni rosa in ogni dove.
14) Chi è il/la tuo/tua scrittore/scrittrice preferito/preferita?
Ne ho diversi. Partiamo dal classico: Jane Austen, Charlotte Bronte. Sono scontata lo so. Tra quelli ancora “vivi” Stephen King mi piace parecchio. Il suo On writing è per me un libro mentore, un’opera di grande ispirazione.
15) C’è qualcosa in particolare che vorresti dire ai tuoi lettori?
Che cosa si dice a qualcuno che si prende la briga di spendere dei soldi per comprare una storia che hai scritto, e che spende parte del suo prezioso tempo per leggerla e, se ti dice bene, ti ringrazia pure per averlo allietato per alcune ore? Un grazie grosso quanto il cielo. Un grazie immenso, infinito, strabordante. Un grazie che viene dal profondo del cuore e non credo che basti.
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