Il viaggiatore insolito di Claudia Berton - Recensione

Il Viaggiatore Insolito è un racconto di viaggio edito da Alpine Studio Editore che narra la storia di un irlandese vissuto nel 1800: Arthur Kavanagh.

Di famiglia ricca e di alta estrazione sociale, Arthur amava viaggiare, scoprire posti nuovi, conoscere persone sempre diverse. Fin qui pare la storia di un qualunque viaggiatore, ma ciò che rende questo nostro viaggiatore “insolito”, è che fosse nato privo di tutti gli arti, al posto dei quali aveva solo dei moncherini.

 

“Le giornate di Arthur trascorrevano in frenetica attività: era la vita che gli si addiceva di più.”

 

In un tempo, l’epoca Vittoriana, in cui gli storpi venivano quasi sempre costretti ad una vita da fenomeni da baraccone, Arthur ebbe la fortuna di essere stimolato fin da piccolo dalla madre e da un medico a sviluppare il più possibile i movimenti e a cercare di afferrare gli oggetti. Grazie a loro ebbe la possibilità di svolgere attività comuni come scrivere o montare a cavallo e imparò a non darsi per vinto, ad apprezzare gli sforzi e l’attività fisica. Tra le sue grandi passioni, infatti, figurano la caccia, i cavalli, la pesca, i fucili e la navigazione.

 

“Ci sono poche cose che mi piacciono di più che osservare non visto i movimenti e le abitudini degli animali selvatici (…). Spesso mi è capitato di perdere un colpo mentre mi abbandonavo alla mia immaginazione e non ho mai avuto rimpianti per questo.”

 

Per i primi vent’anni della sua vita girò il mondo, trovandosi nelle situazioni più disparate, divertendosi, imparando e anche rischiando più volte la vita! Claudia Berton ci porta in terre lontane e ci fa sognare grandi avventure: dalle comodità degli sfarzosi harem dei principi persiani alle cavalcate al freddo senza toccare cibo, dalle eccitanti battute di caccia fino al lavoro di spionaggio in India.

 

“Nonostante nuovi amici si fossero offerti di aiutarlo nel frattempo, Arthur non voleva approfittare più dello stretto necessario della loro gentilezza, e doveva spesso limitarsi ad un solo pasto al giorno.”

 

È in seguito al lungo soggiorno indiano che Arthur fece ritorno in patria, dove prese le redini della tenuta di famiglia. Uomo di grande carisma e senso del dovere e benvoluto da tutti, concluse la sua vita in Parlamento.

Né i lunghi viaggi, né la benevolenza della gente però, riuscirono mai a risolvere il conflitto silenzioso con cui affrontava la sua condizione di storpio. Un dolore e una fatica costanti, sia per il corpo sia per la mente, che lo misero alla prova per tutta la vita, ma che mai riuscirono a fargli abbassare la testa.

 

“Si stupiva (…) che non essendoci in indi o urdu una frase corrispondente a “grazie”, Arthur avesse coniato l’espressione “la vita ti sia dolce” (…).”

 

Claudia Berton ci racconta questa storia sorprendente con uno stile scorrevole e alternando la narrazione a citazioni dai diari o dalle lettere del protagonista. Una vita piena e intensa, un racconto a tutto tondo in cui la curiosità e l’entusiasmo di Arthur Kavanagh accompagnano il lettore fino all’ultima pagina.

 

 

 

“Aveva dimostrato come il coraggio e la perseveranza possano compensare le menomazioni fisiche, diventando uno degli uomini più realizzati della sua generazione.”