Cari lettori, oggi vi parlo di un romanzo che mi è stato gentilmente spedito dall'autrice Flavia Guzzo: “La Contrada dei Tagliatori di Pietra”.
La vicenda è ambientata nei primi anni del 900 presso l'altopiano di Asiago e vede come protagonista una donna meravigliosa: Teresa, bisnonna dell'autrice stessa.
La fanciulla, figlia della vedova Maddalena e sorella di Antonia, è una giovane di bell'aspetto, passionale, decisa e un po' ribelle, che ha sempre vissuto appieno la sua vita, senza mai risparmiarsi nulla.
All'inizio della storia incontriamo una Teresa prossima alle nozze.
Sin dalle prime pagine il lettore non può fare a meno di notare la quiete che regna nella Contrada, un luogo caratterizzato da una natura florida e rigogliosa, in cui i cittadini vivono in perfetta armonia circondati dalle loro coltivazioni e dal bestiame che curano con tanta dedizione.
L'autrice è stata davvero brava nel descrivere per filo e per segno ogni piccolo particolare dell'ambiente e degli abitanti.
Teresa è una figura molto impulsiva per cui, quando un altro uomo, ad un solo giorno dal matrimonio, le si dichiara, non ci pensa due volte a mandare tutto all'aria: ciò che prova, i suoi sentimenti, il suo stupore, le sue convinzioni sono più importanti di tutto il resto.
Nonostante questa scelta comporti non poche chiacchiere e dicerie sul suo conto e su quello della sua famiglia, la protagonista è contenta e soprattutto innamorata di Meni, il suo uomo. Ciò che desidera con tutta sé stessa è sposarlo, per mostrare così a tutti il loro amore.
Di lì a poco quindi, i due, sostenuti soprattutto dalla famiglia del ragazzo, inizieranno a dare alla luce dei bimbi, creando un nucleo familiare piuttosto numeroso.
La pace, la spensieratezza, la tranquillità e la quotidianità sono gli elementi che si percepiscono maggiormente in questa prima parte del romanzo... ma sono anche gli aspetti che, a breve, saranno costretti a scomparire per sempre.
Non mi sposo. Come, non ti sposi... ha chiesto mia madre. Non è che non mi sposo... non mi sposo ora. Ha risposto lei. Mi sposo fra un po' e... con un altro. Un altro? Ho chiesto io. Mia madre no, non ha chiesto niente. Lei aveva capito benissimo.
Col passare degli anni ecco che sopraggiunge la guerra. Il lettore non può fare a meno di notare come la semplicità della vita degli abitanti della Contrada venga repentinamente messa a soqquadro.
Popolazioni costrette a fuggire, bombardamenti, luoghi in fiamme, giovani familiari costretti a partire per prestare servizio alla leva militare... Teresa è spaventata. Nonostante si mostri sempre forte, spavalda e coraggiosa, in realtà, dentro di sé le sue sicurezze iniziano a vacillare.
L'idea di perdere i suoi figli, suo marito, le persone a lei care la terrorizza. Per questo, fin quando le sarà possibile, cercherà di estraniarsi dal resto del mondo dedicandosi con una cura eccessivamente meticolosa, quasi ossessiva, all'orto della sua casa.
A breve però, nemmeno questo le sarà più possibile.
- Cosa volete che m'importi dell'avanzata del nemico se i miei figli muoiono di fame? - gridò Teresa ancora più forte.
Teresa, Meni, i loro figli e tutto il resto della famiglia saranno costretti a partire, a prendere un treno in condizioni terribili e a scappare a Sud, nei pressi di Campobasso.
Qui vivranno come degli sfollati, abbandonati a sé stessi, cercando di andare avanti al meglio, per quanto possibile. A lungo si parlerà della guerra, una guerra che in realtà loro non hanno mai voluto, ma che si sono trovati costretti a subire passivamente. Una guerra che ha portato via un sacco di persone care, familiari, amici... e che ha provato terribilmente i pochi sopravvissuti. Gli orrori e le atrocità che sono stati costretti a vedere e compiere li marchieranno per sempre nel profondo. Una guerra che li ha strappati dalle proprie terre natie, dalla quotidianità e dalla bellezza dei piccoli gesti.
Una guerra che ci mostra le condizioni disumane in cui erano costretti a vivere uomini e donne.
Flavia Guzzo ha uno stile davvero gradevole e soprattutto molto descrittivo. Nella mente del lettore, nel corso delle pagine, si stagliano con chiarezza le immagini non solo dei personaggi, ma anche dei paesaggi e dell'intero svolgersi della vicenda.
Inoltre è pressoché impossibile non affezionarsi e non vivere in prima persona tutto ciò che accade a Teresa, Meni, i loro ragazzi e tutti gli altri componenti del nucleo familiare.
Oltre ai problemi della guerra l'autrice invita implicitamente a riflettere sull'importanza delle relazioni, che siano esse amicali, amorose o con chi è sangue del tuo sangue. Esempio lampante sono proprio Teresa e sua sorella Antonia, la quale, una volta sposata, scomparirà per sempre dalla vita della protagonista negandole addirittura aiuto in un momento di grande difficoltà.
Insomma... “La Contrada dei Tagliatori di Pietra” è un romanzo storico ben scritto, coinvolgente e dettagliato che consiglio a tutti gli amanti del genere.
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