Cari lettori, oggi vi parlo in anteprima di un nuovo Young Adult edito De Agostini: “La teoria imperfetta dell'amore” di Julie Buxbaum, autrice del romanzo “Dimmi tre segreti” pubblicato dalla medesima casa editrice nel 2016.
Se dovessi utilizzare un solo aggettivo per descrivere questa storia, userei senza ombra di dubbio: (dannatamente) originale!
Il protagonista maschile, David, è un adolescente affetto dalla sindrome di Asperger. Per chi non lo sapesse, la SA è un disturbo pervasivo dello sviluppo che però non va ad intaccare lo sviluppo cognitivo del soggetto. La persona presenta però, ovviamente, delle caratteristiche distintive, tra cui: un alto livello di asocialità con conseguente incapacità nell'instaurare relazioni, scarsa empatia, goffaggine e dedizione totalizzante ad uno o più interessi ristretti e stereotipati.
Kit, la protagonista femminile della vicenda, nelle prime pagine del romanzo è devastata dalla perdita del padre: non riesce più a parlare, a ridere di gusto e nemmeno a fare commenti superficiali con le amiche di sempre. Tutto ciò di cui ha bisogno è stare da sola a crogiolarsi nel suo dolore mangiando cibo spazzatura.
Mi sento stupida. Forse è questo che ci fa il dolore. È come se gironzolassi per la scuola con un casco da astronauta in testa. Una cortina di ottusità impenetrabile come il vetro. Nessuno qui capisce cosa sto passando. E come potrebbero? Non lo capisco nemmeno io.
È proprio questo il motivo per cui, una mattina a scuola, all'ora di pranzo, si siede vicino a David, un ragazzo che sembra essere invisibile, tanto si mimetizza bene tra la folla.
Una persona che non parla mai, costantemente immersa nel proprio mondo e in grado di isolarsi dal frastuono scolastico grazie all'aiuto delle sue ingombranti cuffie.
I miei compagni non hanno ancora capito che i sentimenti che provano per me sono diventati reciproci? Loro non vogliono avere niente a che fare con me? Bene, anche io non voglio avere niente a che fare con loro.
La vicinanza di Kit, però, non passerà inosservata a David.
Il protagonista, infatti, oltre ad avere un'ottima opinione su di lei, ne è anche attratto fisicamente e ben presto, per sua fortuna, il pranzo condiviso diventerà un'inaspettata e piacevole routine.
Kit accanto a David si sente a suo agio e serena, ciò che apprezza più di lui è il fatto che non cerchi mai di indorare la pillola con frasi fatte o di circostanza, tutt'altro, la sua schiettezza è spesso uno schiaffo in pieno viso, pungente e reale, ma talvolta necessario.
Il giovane, dal canto suo, non può che gioire del tempo condiviso con la protagonista: insieme a lei la sua voglia di parlare aumenta, così come il desiderio di farla sorridere.
Questa è casa mia, mi ricordo di aver pensato. Questa. Ora. Dove c’è spazio per respirare, ma non c’è aria. Questa è casa mia. Ed è esattamente come mi sono sentito quando il palmo di Kit ha toccato la mia faccia. Come nuotare per la prima volta. Come scoprire la magia che c’è nell’acqua. Come tornare a casa.
A poco a poco i due ragazzi si avvicineranno e tra loro l'atmosfera inizierà a mutare.
Kit, però, nasconde un enorme segreto. Una zavorra che la trascina a fondo giorno dopo giorno, una verità che è stata trasformata in un'omissione nel tentativo di proteggerla.
David, invece, ha la SA, ma non l'ha detto a nessuno al di fuori della sua famiglia. Cosa succederebbe se la protagonista dovesse scoprirlo? E se un giorno la sua mancanza di empatia frantumasse tutto ciò che di buono col tempo era riuscito a costruire?
Personalmente non me la sento di affermare che “La teoria imperfetta dell'amore” sia un romanzo prettamente romantico. L'amore c'è, ed è il sentimento che muove la storia, ma l'autrice, a mio avviso, al di là di questo, ha voluto trasmettere insegnamenti davvero profondi.
Pagina dopo pagina, il lettore viene catapultato nella difficile realtà adolescenziale, un mondo in cui vige la legge del più forte, in cui apparire è molto più importante che essere, in cui se stai da solo sei automaticamente classificato come uno “sfigato”, in cui gli atti di bullismo non vengono censurati, bensì osannati.
Julie Buxbaum sottolinea questo concetto facendo inoltre notare come la diversità, qualora sconosciuta, non ben etichettata o definita, spaventi, e quindi venga isolata e denigrata non solo dai giovani, ma anche e soprattutto dagli adulti, coloro che dovrebbero invece essere per loro un modello educativo di riferimento.
All'interno della storia molti personaggi compiranno degli sbagli, tradiranno la fiducia l'uno dell'altro e metteranno in mostra la crudele natura dell'uomo.
Se tutti insieme saltassimo fuori dalle nostre scatole e facessimo a pezzi le nostre stupide etichette? Chi scopriremmo?
Molto spesso, purtroppo, non ci si rende conto di quanto un piccolo gesto nei confronti dell'altro possa avere delle ripercussioni enormi, di quanto una singola e semplice parola possa essere tagliente e di quanto sia nettamente più facile puntare il dito verso gli altri, anziché verso noi stessi.
Onestamente ho trovato davvero istruttivo ed interessante vedere come David abbia affrontato ogni difficoltà che si è presentata sul suo cammino.
Grazie alla maestria dell'autrice sono entrata nella mente di un giovane che soffre di SA, sono cresciuta e maturata con lui, ho avuto paura con lui, ho commesso errori con lui e soprattutto ho preso consapevolezza di tutti i suoi sbagli con lui. Allo stesso tempo ho anche visto il suo impegno nel voler rimediare, nel rialzarsi, nel lottare e nel non perdere mai la speranza... ed è stato fantastico.
Stilisticamente parlando, tralasciando i capitoli iniziali che sono introduttivi e un pochino lenti, la storia poi scorre fluidamente, in maniera dinamica e mai noiosa.
Riusciranno Kit e David a restare insieme nonostante tutto? Non vi resta che leggerlo per scoprirlo!
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