Buongiorno lettori, oggi vi parlo del romanzo “Alita” nato dalla penna di Pat Cadigan, edito Sperling & Kupfer, e tratto dall'omonima serie manga scritta e disegnata da Yukito Kishiro – di cui lo scorso San Valentino è uscito in tutte le sale il film animato.
La storia è ambientata in un futuro lontano, cupo, in un mondo ormai distrutto e ridotto in macerie da una grande guerra da cui sono sopravvissute soltanto Zalem e la città di Ferro.
Zalem è la terra promessa, un luogo sospeso e alimentato dagli sforzi e dai lavori della città sottostante. È inafferrabile e inarrivabile: da essa vengono caricate provviste e gettati via rifiuti, e nessuno è mai riuscito a raggiungerla perchè i suoi livelli di protezione sono a dir poco inespugnabili.
Costruita ai piedi di Zalem abbiamo invece la città di Ferro, un luogo malfamato, in cui umani e cyborg vivono a stento, cercando di “esistere” e di svagarsi quanto più possibile guardando le partite di Motorball, uno sport violento e ricco d'azione capace di attirare immense folle.
Tanto tempo prima c'era stata una Guerra contro un Nemico, che aveva lasciato il mondo in quella triste situazione, con la popolazione del suolo costretta ad arrabattarsi per mettere le mani su qualunque rottame potesse essere riattivato o ricostruito, mentre Zalem rimorchiava ogni tipo di ricchezza.
Nelle prime pagine il lettore ha modo di conoscere il dottor Ido, un uomo buono e generoso che sembra quasi stonare nel grigiume della città. Intento a scavare tra i resti gettati via da Zalem, un giorno, fa una scoperta che cambierà completamente la sua vita.
Nel nulla, infatti, tra le macerie, troverà i reperti pulsanti di un cyborg che, nel giro di pochissimo tempo, prenderà il nome di: Alita.
Ido è un cyber-chirurgo e, grazie alle sue inestimabili conoscenze e abilità, riuscirà a riportare in vita colei che giaceva addormentata in un sonno durato secoli.
Non poteva lasciarla lì un momento di più. La prese, la estrasse dalla spazzatura, sollevandola alla luce del sole morente, e si chiese come fosse stato possibile che qualcuno l'avesse buttata via come una bambola rotta. E avvertì qualcosa che non aveva più sentito dalla nascita di sua figlia, qualcosa che – dopo che lei era morta – pensava che non avrebbe più provato.
Alita è bellissima e i suoi occhioni grandi e curiosi sono linfa vitale per Ido che, tempo addietro, ha dovuto dire addio ad una persona che amava con tutto sé stesso. Da quel giorno la sua vita e i suoi sogni hanno perso ogni valore; divorato dal rimpianto e dal senso di colpa, la presenza della giovane protagonista donerà nuovamente luce alle sue giornate.
Sebbene Alita si comporti come una normale adolescente chiacchierona, nella sua mente si annidano domande, segreti e ricordi assopiti a tal punto da non riuscire più a riemergere.
Chi è davvero Alita? Come mai il suo cuore vibra di cotanta forza?
Un arco blu di energia partì dal corpo e le toccò le dita, come una connessione tra i due. Un attimo dopo Alita si accorse che quel corpo aveva iniziato a respirare, come se in qualche modo avesse capito che erano legati. Aveva aspettato con pazienza e alla fine era arrivata.
Ora sarebbero stati l'uno dell'altra fino alla fine della loro esistenza.
“Alita” è un romanzo bel scritto, dinamico ed estremamente scorrevole.
Ido è un uomo a cui è stato portato via tutto che, di punto in bianco, trova nuovamente qualcuno da proteggere.
Alita è il personaggio che, nel corso della storia, subisce un mutamento ed una crescita maggiore.
Se inizialmente tutto in lei la fa sembrare “normale”, giovane ed indifesa, col passare delle pagine il lettore non potrà fare a meno di notare il suo repentino – ma giusto e sensato – cambiamento.
La protagonista diventerà una donna, una guerriera, una combattente, un angelo piovuto dal cielo per ribaltare il destino e le sorti dell'intera umanità.
Alita scoprirà la forza, l'amore e la perdita. Insieme ad Hugo, un giovane della città di Ferro, esplorerà ciò che resta del mondo, i suoi lati più belli e quelli più tetri. Imparerà a fare delle rinunce, a lottare per i propri sogni e soprattutto a comprendere che talvolta amare significa perdonare e lasciare andare.
Il finale della storia è aperto, accattivante e lascia nel lettore diverse domande che, si spera, prima o poi, trovino le corrispettive risposte. Le scene d'azione sono numerose e travolgenti. Ho apprezzato moltissimo la minuzia con cui è stata descritta ogni cosa, in particolar modo la fisionomia di Alita, che appare nella mente del lettore chiara e ben distinta, senza alcun tassello mancante, come una fotografia.
Personalmente non posso dunque non fare i miei complimenti all'autrice che, pur essendosi cimentata in un'impresa ardua, è riuscita a portarla a compimento con successo.
Ora, penso proprio che recuperò al più presto anche il film!
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