Buon pomeriggio lettori, oggi vi parlo di un romanzo Newton Compton Editori che mi ha lasciato alquanto interdetta, ovvero: “That guy” di Kim Jones.
Penelope Hart è schietta, diretta, ironica e un po' pazza. È una scrittrice alla continua ricerca di “quel ragazzo”, ergo dell'uomo ricco e sexy consapevole di esserlo, che ha il mondo ai suoi piedi.
Un giorno, essendosi ritrovata in un appartamento di lusso a Chicago per un banale scherzo, decide di fare la bella vita. Dopo aver usufruito della vasca idromassaggio, della tv e aver mangiato un'ottima pizza, ecco che l'incantesimo si spezza facendola tornare bruscamente alla realtà.
L’appartamento in cui si è intrufolata per ripararsi dal gelo è di proprietà dell'avvenente, benestante e perennemente scontroso Jake Swagger.
La protagonista non riesce a credere ai suoi occhi: davanti a lei c’è “quel ragazzo” in carne ed ossa.
“Davanti a me c’è un uomo dai capelli arruffati color carbone. Sapete, quel tipo di capigliatura i cui ci passate in mezzo le dita. Il tipo di capigliatura che stringete in pugno quando ha la bocca attaccata alla vostra vagina. La sua mascella ha tutte le caratteristiche virili che le autrici descrivono con parole come scolpita, forte, squadrata, ricoperta-da-un-filo-di –barba-vecchia-di-un-giorno. Labbra strappate direttamente dalla bocca di Tom Hardy. Un naso che non si può definire perché chi è che sa come cazzo si descrive un naso sexy.”
Mentre la protagonista sembra aver già deciso che sarà proprio Jake l’uomo che sposerà, quest'ultimo la pensa in maniera leggermente diversa, infatti, dopo essersi infuriato, la caccia immediatamente di casa.
Il destino, però, beffardo, non ne vuole sapere. Di lì a poco, dunque, Penelope farà nuovamente capolino nella vita di Jake proprio quando quest'ultimo ne avrà maggiormente bisogno.
Contro ogni aspettativa la convivenza forzata sembra addolcire lui e spronare ulteriormente – come se ce ne fosse bisogno – lei.
“Jake sembrava fiero di presentarmi con la sua donna. Abbiamo riso. Danzato. Scherzato. Mi cingeva col braccio quando mi era vicino. Mi sono appoggiata a lui per sentirlo stringere più forte. Poi l’ho visto ignorare chiunque gli parlasse solo per guardarmi e assicurarsi che stessi bene.”
Jake, però, non è davvero “quel ragazzo”. È abituato ad avere rapporti occasionali, non è alla ricerca di una relazione duratura e passa dall’essere amorevole, all’essere di ghiaccio, nel giro di qualche secondo. E sarà proprio questo il motivo per cui, alla fine, Penelope, come ogni rispettabile eroina delle fiabe, fuggirà in silenzio per tornare a casa – in attesa di un gesto romantico che riporti Jake da lei.
“Fase cinque: accettazione.
La nostra storia sarebbe potuta essere un romanzo rosa. Voglio dire, c’erano le basi per qualcosa di grande. Ho trovato il mio Quel Ragazzo. Mi sono innamorata. E anche lui…”
Sarà in grado Jake di essere “Quel Ragazzo”?
Dunque, che dire. Mi è piaciuta molto l’ironia che accompagna gli avvenimenti. Non potuto fare a meno di trovarla intrigante e anticonvenzionale.
Purtroppo però, gli elementi negativi, a mio avviso, abbondano. Tanto per cominciare, i personaggi principali sono caratterizzati appena: non si sa quasi nulla su di loro, oltre ad alcune misere informazioni di base, e questa condizione rimane immutata per tutta la durata del romanzo.
Jake in particolare si potrebbe descrivere in una sola parola come: “mollo”, totalmente privo di carattere e di spirito d'iniziativa. La sua figura viene completamente inglobata ed eclissata da quella di Penelope che non fa altro che cercare di trasformarlo in “Quel ragazzo”.
Parlando della protagonista femminile... devo essere sincera, inizialmente mi è piaciuta tanto: una donna forte, sfacciata e pronta a tutto non si vede tutti i giorni. Ma il confine tra piacevole e spiacevole è davvero labile, infatti, è bastato pochissimo per rendere queste caratteristiche veramente insopportabili.
Gli avvenimenti nel corso del romanzo scorrono molto velocemente, anche troppo. Non ho avuto il tempo di affezionarmi ai protagonisti, che da un momento all’altro erano già inseparabili. Ho risentito molto, inoltre, della mancanza di un punto di vista maschile all'interno della storia. Probabilmente il suo inserimento avrebbe migliorato leggermente la vicenda, rendendola per lo meno un pochino più completa.
Mi sembra giusto aggiungere, tra l'altro, che il romanzo è quasi totalmente privo di descrizioni e soprattutto eccessivamente volgare. Non sono una puritana, capiamoci, ma resto dell'idea che ci sia modo e modo di scrivere le cose. Purtroppo “That guy” è un libro che non mi sento di consigliare.
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