Cari lettori, oggi vi parlo di un romanzo autoconclusivo piuttosto complesso che mi ha emozionato moltissimo, ovvero: “Lettera non spedita” di Jennifer Cody Epstein, edito Rizzoli.
Sintetizzare la trama di questa storia non è semplice, perché di base la vicenda è tutto fuorché lineare: l'autrice, infatti, ci racconta la vita di tre donne appartenenti ad epoche differenti, ma soprattutto a mondi diversi.
Abbiamo Ava, che alla fine degli anni '90 riceve via posta le ceneri della madre ormai defunta: Ilse. Una donna autoritaria, misteriosa e fredda con la quale non ha mai sviluppato un profondo legame madre-figlia. Una donna che l'ha abbandonata, anche se per un breve periodo, e che non è mai stata totalmente sincera con lei. Una donna che le ha sempre taciuto la verità sulle sue origini, sul suo passato e su suo padre.
Rigida contro la testiera del letto, Ava si sforza di trovare la connessione apparentemente impossibile tra l'idea di resti e il contenitore tipo Tupperware che ha estratto tra le patatine di polistirolo un'ora fa. Tra mamma – quel pensiero inevitabilmente carico e doloroso – e la polvere granulosa che ha trovato all'interno del contenitore.
Abbiamo Ilse, nelle vesti di ragazzina innocente e di donna tormentata.
Ilse che a poco a poco inizia a idealizzare e a celebrare il fascismo. Ilse che ne condivide i valori e le credenze. Ilse che perde un'amicizia per costruirsi una carriera tra gli ariani.
Ilse che crede sinceramente di essere nel giusto, di combattere per una buona causa... finché un giorno tutto cambia.
Ciò che avrebbe ricordato più di ogni altra cosa non sarebbe stato il tocco delle sue dita carnose sul collo, né l'odore di tabacco e di acquavite del suo alito, bensì la tremenda doccia fredda: l'improvvisa consapevolezza del bizzarro, colossale abisso tra ciò che aveva pensato fosse il suo compito lì e ciò che quell'uomo aveva sempre avuto intenzione di fare. La dolorosa presa di coscienza che certe cose possono accadere molto in fretta, e con forza irrevocabile.
Che alla fine bastano solo pochi istanti.
Abbiamo infine Renate, giovane e anziana. Ebrea che si è vista portare via tutto, un giorno alla volta. Che da adolescente spensierata, sorridente ed innamorata si è trasformata in un automa, in una studentessa bullizzata e denigrata che faceva fatica ad arrivare a fine giornata. Che, da circondata da persone che l'amavano, si è di colpo trovata sola al mondo, senza più nessun punto fermo.
“Hanno detto che... che papà è ebreo.” La voce di Renate trema, ma si fa forza, va avanti. “Che i suoi genitori erano entrambi ebrei. E che per questo io sono una...” Tace, cercando di ricordare la parola.
“Una Mischling” suggerisce Franz con tono pacato. “Nella migliore delle ipotesi, perché ai loro occhi noi probabilmente non siamo meglio degli ebrei. È come un veleno, capisci? Basta una goccia per contaminare un bicchiere d'acqua.”
“Lettera non spedita” inizialmente mi ha disorientato. Non avendo avuto modo di leggere la prima parte con costanza, ho fatto un po' fatica a star dietro ai numerosissimi cambi di narrazione e ai salti temporali.
Andando avanti, però, il lettore non può far altro che abituarsi ai ritmi e ai personaggi, e soprattutto non può far altro che affezionarsi a loro.
Il romanzo di Cody Epstein è schietto, crudo e difficile. È un romanzo vero ed estremamente sincero che ci mette di fronte ad una realtà realmente esistita. Un realtà sbagliata, spietata e atroce che ha causato la morte di numerosissimi innocenti. Gente buona, che sino al giorno prima veniva trattata normalmente, con garbo e cortesia. Gente buona, che il giorno dopo si è vista incendiare case, saccheggiare negozi, rubare denaro e gioielli, ammazzare familiari e amici per colpe non commesse.
“Lettera non spedita” è una storia che ha tanto da dare.
È disperazione e senso d'impotenza.
È brutalità e errori.
È amore e dolore.
È ingiustizia e discriminazione.
È emozione e commozione.
Cody Epstein è riuscita a farmi leggere tutto d'un fiato un genere al quale difficilmente mi approccio. Geniale, sincero e disumano, un tema che va affrontato, conosciuto, interiorizzato e non ripetuto.
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