Il paese delle ultime cose di Paul Auster è uno dei pilastri della letteratura post apocalittica, si tratta di una lunga lettera scritta per un amico e mai spedita. In un libro di poco più di 200 pag., Paul Auster ci racconta, tramite la voce narrante di Anna Blume, la situazione apocalittica di questa città che sembra uscito da uno di quei film sugli zombie: macerie, cumuli di spazzatura per le strade, palazzi crollati e in decadenza.
“Più ti avvicini alla fine e più ti rimane da dire. La fine è solo immaginaria, una destinazione che inventi per continuare ad andare avanti, ma arrivi ad un punto in cui ti accorgi che non vi giungerai mai. Può anche darsi che ti debba fermare, ma soltanto perché è finito il tempo a tua disposizione. Ti fermi, ma questo non significa che sei arrivato alla fine.”
Anna Blume viveva altrove ma si è imbarcata verso la città, nonostante tutti glielo avevano sconsigliato, per cercare il fratello, un giornalista che a suo tempo era partito per investigare la situazione sulla città ed era sparito. Una volta arrivata, si era ritrovata in breve tempo senza soldi, sola, affamata, infreddolita e senza alcuna notizia sul fratello che molto probabilmente era morto. Aveva una foto di Sam, il suo contatto con il fratello ma nessuno sapeva nulla. Nella città, i lavori erano pochi e poco proficui, Anna inizia a lavorare come cercatrice, cerca tra le macerie, rifiuti e cianfrusaglie quasi integre da vendere: ombrelli rotti, un gambo di una sedia, un vaso rotto ma ancora utile ecc ecc
“Ma all'improvviso, dopo tutto questo tempo, sento che c'è qualcosa da dire e se non lo scrivo rapidamente, la mia testa esploderà. Non importa se lo leggi. Non importa nemmeno se lo invio, supponendo che potrebbe essere fatto. Forse dipende da questo. Ti scrivo perché non sai nulla. Perché sei lontano da me e non sai nulla. "
Durante le sue ricerche incontra Isabelle e poi per puro caso Sam, in una biblioteca, quello che doveva essere la sua speranza di trovare il fratello, diverta la sua speranza di amore, felicità e forse salvezza…
"La memoria, sai, è la più grande trappola."
Con uno stile semplice, ma al tempo stesso atmosferico e incalzante, Auster ci immerge in uno spettacolo giunto all’atto finale, la sopravvivenza è più una speranza che una possibilità, e il coraggioso non è più chi sopporta e tira avanti ma chi decide di farla finita e chiudere il sipario.
“Le parole tendono a durare molto più a lungo delle cose, ma alla fine svaniscono anche, insieme alle immagini che una volta hanno evocato. Scompaiono intere categorie di oggetti - vasi da fiori, ad esempio, filtri per sigarette o elastici - e per un certo periodo sarai in grado di riconoscere quelle parole, anche se non riesci a ricordare cosa significano. Ma poi, a poco a poco, le parole diventano solo suoni, una raccolta casuale di glottali e fricative, una tempesta di fonemi vorticosi, e alla fine il tutto crolla semplicemente in parole incomprensibili. "
Dove siamo? Come ci siamo arrivati a questa apocalissi? Quali sono le cause? Tutte domande a cui Auster fa orecchie da asino, perché la cosa importante non è in che città sta succedendo quello che sta succedendo ma il fatto che quella città sembra la mia, la tua o la loro città. È facilissimo, immergersi nella storia e confondere ciò che è inventato con ciò che è possibile. Se è vero che l’autore non ci ha spiegato le cause del disastro, è altrettanto vero che è estremamente semplice immaginarlo: forse è stata una bomba, una guerra o un terremoto?
"Puoi sopravvivere solo se non ti è necessario nulla"
In un ambientazione distopica e irreale, l’autore ci racconta della cruda realtà dell’essere umano, spoglio dai capricci e dalle maschere, dalle bugie e dalla vanesia, sotto l’orgoglio e la dignità, cosa resta dell’uomo? La verità sta forse nella sua fragilità e nel suo bisogno di sperare, amare sopravvivere.
Anche l’umanità dell’uomo è un altro strato che cade di fronte alla fine di tutto o è l’unica cosa che resta? Chi è l’uomo? Cosa ha, cosa vuole, cosa lascia, e cosa si porta dietro?
Per tutto ciò, secondo me, pur non essendo un libro semplice da digerire nella sua brevità, è da leggere, soprattutto per gli amanti della distopia, dello sci-fi e del fantasy.
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