Cari lettori, oggi vi parlo di un romanzo che volevo recuperare con ansia: “La rosa del Califfo” di Renèe Ahdieh, ma che non è stato all'altezza delle mie aspettative.
La vicenda riprende da dove l'avevamo lasciata alla fine di “La moglie del Califfo”.
Kahlid e Sharazad sono stati allontanati, l'uno per il bene dell'altro. La protagonista si è ricongiunta con la sua amata famiglia, mentre il re-fanciullo è rimasto solo, in preda agli effetti della maledizione.
Shazi dovrebbe essere felice, in cuor suo vorrebbe esserlo, ma i suoi pensieri sono tutti per Khalid. La loro separazione forzata ha lasciato in immenso vuoto in lei. Sebbene inizialmente fosse partita con l'idea di uccidere il Califfo del Khorasan, con il passar dei giorni si è resa conto che in realtà quest'uomo non è altro che un ragazzo che vive la sua vita costernato dai sensi di colpa e dal rimorso, travolto da un passato che non sembra dargli pace e che macchia di sangue innocente il suo presente.
La protagonista, però, è riuscita a vedere oltre l'oscurità che avvolgeva questo giovane uomo, e se n'è innamorata perdutamente... così come Khalid è rimasto letteralmente folgorato dal fascino e della lingua tagliente ed arguta di Shazi.
Era solo un anello.
Eppure per lei rappresentava tutto.
Tutto ciò che aveva da perdere. Tutto ciò per cui valeva la pena combattere.
Nel nuovo accampamento in cui è stata trasferita, la protagonista deve fare i conti con la malinconia, con gli sguardi affettuosi ed allo stesso tempo sospetti della sorella, con la presenza del suo primo amore Tariq e con le occhiate ostili di tutti coloro che non la accettano, in quanto moglie di ciò che tutti considerano un mostro.
Quando Shazi comprende che proprio Tariq sta mobilitando un esercito per attaccare la terra di Khalid, ormai già irrimediabilmente indebolita a causa dell'incendio scatenato da suo padre, non resiste più. Decide che è giunto per lei il momento di agire.
Facendo appello a tutto il suo ingegno e al suo coraggio, la protagonista cerca di approfondire e di far affiorare maggiormente la magia che ha percepito in sé. Con l'aiuto del tappeto magico e con il supporto di Musa- effendi, Shazi cercherà non solo di diventare più forte, ma anche di trovare una soluzione per spezzare definitivamente la maledizione che da anni affligge l'uomo che ama.
Riuscirà la giovane protagonista nella sua impresa? Quale sarà il prezzo da pagare per porre fine a questa scia di sangue innocente?
Khalid riuscirà finalmente a regnare in pace accanto alla ragazza che desidera con tutto sé stesso?
“Dato che non puoi dirmelo, potresti almeno dirmi quanto mi ami?”
Khalid le sfiorò il lobo con la punta del naso, le labbra increspate da un sorriso colmo di gratitudine.
“Dalle stelle, alle stelle.”
Sebbene le premesse fossero ottime, non posso dire che questo romanzo mi abbia soddisfatta appieno. Indubbiamente, personalmente parlando, non posso fare a meno di notare come lo standard sia calato, rispetto al primo volume della duologia.
Khalid e Shazi sono costretti a stare separati per parecchio tempo, ed essendo noi lettori precedentemente abituati a concepirli come una cosa sola, un po' mi è dispiaciuto.
Ho percepito nel complesso la storia molto meno romantica, anche nel momento in cui i due giovani si ritrovano. Il loro amore viene in gran parte surclassato dal resto delle vicende, dal progredire della guerra, dall'importanza maggiore che hanno personaggi sino ad ora considerati secondari.
Inoltre, non ho trovato particolarmente esaustiva la parte riguardante la maledizione di Khalid. Anzi, a mio parere il tutto si è risolto in maniera troppo semplicistica per poi venire accantonato, come se questo aspetto del romanzo non fosse fondamentale, come se non fosse un elemento chiave, una colonna portante del filo narrativo della storia.
Onestamente avrei preferito meno strategie militari e più dettagli a proposito di questo aspetto.
L'epilogo è piuttosto scarno, ma assolutamente positivo, per cui si può leggere il romanzo con serenità.
L'autrice, in “La rosa del Califfo”, permette al lettore di inquadrare meglio anche altri personaggi che nel primo volume hanno avuto un ruolo marginale. Abbiamo Irsa, la sorella di Shazi, che sarà una figura molto importante in questo secondo romanzo. Da fanciulla, ecco che cresce e matura, diventando una giovane donna intelligente, un po' timorosa ma scaltra. Il padre delle ragazze mostrerà appieno la sua natura, la sua sete di potere, il suo bisogno di aiutare le figlie che in realtà maschera un enorme sentimento di autorealizzazione che vuole raggiungere ad ogni costo.
Tariq, il primo amore di Shazi, finalmente, dopo aver compiuto diversi errori, si renderà conto dei sentimenti che legano indissolubilmente la protagonista al re-fanciullo. Farà quindi un passo indietro, ma non senza aver prima lottato. Col tempo sarà un grosso supporto per la coppia.
Jalal sarà presente solo in parte all'inizio e alla fine del romanzo, ma qualcosa distruggerà per sempre il suo legame con Khalid, portandolo quindi ad isolarsi il più possibile.
Insomma, la lettura di questo romanzo è piacevole e necessaria per il completamento della storia. Lo stile è sempre impeccabile e incantevole nelle descrizioni, ma non ne sono rimasta totalmente folgorata. A prescindere da tutto, ciò che più che mai ha segnato la mia indecisione sono stati: la carenza di romanticismo rispetto al primo volume, la risoluzione semplicistica della maledizione ed il finale troppo affrettato.
Nonostante ciò “La rosa del Califfo” resta un buon romanzo, e lo consiglio a tutti coloro che hanno letto il primo libro della duologia al fine di scoprire cosa ne sarà di Shazi e Khalid.
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