Prima di scrivere la recensione di “Eppure cadiamo felici” ho deciso di prendermi un giorno, con calma, per ponderare bene le parole da scegliere e utilizzare per descrivere questo romanzo.
Quella più adatta tra tutte, unica e sola ma che racchiude in realtà un enorme significato è: inaspettato.
Ma partiamo dal principio.
Gioia è un'adolescente un po' particolare. A scuola non ha alcun tipo di legame con i compagni di classe, anzi, spesso loro la prendono in giro con appellativi come “maiunagioia”, considerandola strana, una ragazza che non ha tutte “le rotelle a posto”. La situazione familiare è piuttosto tragica. Gioia vive con la madre e la nonna, peccato però che quella che dovrebbe essere un punto di riferimento, un modello di vita, un'ancora di salvezza, in realtà non sia altro che una alcolizzata che passa il tempo libero saltando da un letto all'altro. La nonna, pur essendo malata e costretta a stare a letto, comunica con Gioia in una maniera molto più implicita, più silenziosa. E' un gioco di sguardi, di espressioni del viso, di percezioni.
Il padre della protagonista è un uomo violento, che talvolta torna sui suoi passi, facendo finta di essersi pentito dei suoi comportamenti, di essere cambiato... ma Gioia sa che sono tutte frottole.
“Sei già entrata in quella fase. Nuovo record, accidenti: ci hai messo solo due giorni, stavolta.”
“Quale fase?”
“Quella in cui lo giustifichi.”
Nonostante tutto ciò, Gioia sta bene con sé stessa. Principalmente perché compensa tutte le mancate relazioni amicali con la figura di Tonia, la sua miglior amica e perché lei non si accontenta. Il bello di Gioia è che pur avendo solo diciassette anni è una ragazza matura, con la testa sulle spalle. Consapevole che tutti ormai indossano delle maschere, sia per paura di esporsi, sia per il terrore di rimanere soli, ai margini. Consapevole che tutti parlano e agiscono attraverso dei filtri, perdendo la propria unicità e spontaneità. Gioia, che non vuole questo, preferisce essere considerata una inetta, una folle, una emarginata, pur di conformarsi alla massa.
“Allora un bel giorno si è detta: e va bene, se mi vogliono così come sono, bene, se no amen.
E' stato amen.
Un attimo, e l'etichetta della snob alternativa da evitare come la peste bubbonica non gliel'ha levata più nessuno. Così come naturalmente nessuno si è poi preso la briga di andare a vedere chi fosse davvero.”
Una sera, a seguito di una lite scoppiata in casa, Gioia scappa. Corre il più veloce possibile lontano da tutto e da tutti, finché non si ritrova stanca ed infreddolita in una zona della città in cui non è mai stata. Qui incontra Lo, un ragazzo della sua età, vestito di nero, che gioca a freccette.
Tra i due nasce sin da subito una grande sintonia. Non solo Gioia è allibita e incredula a causa del fatto che lei, proprio lei che di solito non parla mai con nessuno, stia conversando con un ragazzo, ma cosa ancor più sconvolgente è che entrambi lo stanno facendo senza barriere, senza filtri.
“Soprattutto, però, nota che lui la guarda in modo strano.
Non saprebbe descrivere in che modo, semplicemente perché non le pare di ricordare di aver mai visto qualcuno guardarla così. Come se guardasse lei ma allo stesso tempo oltre, come se fissasse il vuoto. Solo che sta fissando lei.”
Con la promessa di rivedersi la sera dopo i due protagonisti si salutano e da qui, piano piano, nasce e si sviluppa la loro dolce e totalizzante relazione.
La vita di Gioia però viene messa completamente a soqquadro nel momento in cui Lo scompare. Senza dire nulla, senza una spiegazione, senza un valido motivo.
Dopo aver condiviso così tanto, non solo a livello fisico, ma anche a livello spirituale con pensieri, sogni, hobby e ricordi, Gioia arriva addirittura a pentirsi di averlo incontrato.
Prima di lui la sua vita era sicuramente in bianco e nero, monotona e abitudinaria, ma ora la situazione è ancora peggio. Perché è un po' come aver dato la possibilità ad un cieco di vedere per la prima volta, però poi strappargliela subito via e farlo tornare nell'oscurità più totale.
La protagonista è persa, confusa, arrabbiata. Non sa dove cercarlo, non lo trova da nessuna parte. Sembra quasi sparito nel nulla. Il tutto finché, un giorno, scattando per caso una foto, non lo vede. Lì, proprio lì, in una delle foto rimasta più nitida. Gioia non ha dubbi che sia il suo Lo.
Da qui parte la ricerca disperata di Gioia. Il romanzo prende nuovamente vita in maniera diversa, muta, costantemente, facendo venire a galla misteri, segreti, colpi di scena, eventi e confessioni che personalmente non mi sarei mai aspettata.
Non mi sento di dirvi altro a livello di trama perché è giusto che anche voi abbiate modo di compiere questo incredibile viaggio passo dopo passo.
Ho apprezzato i numerosi temi che sono stati inseriti dall'autore all'interno del romanzo con un ottimo espediente e che sono molto spesso un implicito invito alla riflessione. Gioia infatti più volte nel romanzo si ritroverà a porre delle domande al suo professore di filosofia, privatamente, con il fine di trovare delle risposte ai suoi quesiti interiori o di chiarirsi le idee.
“Pensi alla sua anima, più che ad una voce solista, come a un coro che prova ogni giorno a cantare la stessa canzone, ma che raramente ci riesce. Ci sono più voci dentro la sua anima che dentro un teatro gremito, un teatro grande almeno quanto il mondo.”
I due protagonisti mettono in luce quanto l'adolescenza sia un periodo difficile soprattutto perché, inevitabilmente, all'interno della scuola, così come poi anche in tanti altri contesti della vita di tutti i giorni, si vengono a creare dei gruppi e delle gerarchie. E per sopperire a mancanze e a insicurezze spesso i giovani cedono: cedono mostrandosi per quello che non sono, cedono facendo finta di essere invincibili, pur di non mostrare le loro paure, cedono apparendo superficiali, perché così è tutto più facile, perché l'assenza di valori e di principi in un qualsiasi tipo di rapporto, fanno sì che perderlo o doverlo troncare, non sia poi così difficile. Cedono perché è più facile prendersela con i più deboli piuttosto che prendersi la briga di dedicare loro un pochino di tempo in più e cercare di comprenderli, sostenerli, aiutarli.
L'autore inoltre sottolinea quanto il rapporto con la famiglia sia importante. Quanto questo legame vada poi a incidere sul bambino. Su come sia difficile crescere senza una figura genitoriale al proprio fianco, sia quando essa è totalmente assente, sia quando essa è presente, ma solo fisicamente, come avere accanto un fantasma.
Come inoltre questo tipo di relazione andrà poi ad intaccare non solo il presente ma anche il futuro del bambino.
Potrei parlarvi a lungo di questo romanzo perché sono davvero molti i punti in cui mi ha colpito e sui quali potrei a mia volta fare qualche piccolo approfondimento aggiungendo la mia opinione... ma mi fermo qui.
“Eppure cadiamo felici” è un romanzo che ti sorprende. Ti mostra la strada e poi ti confonde, facendoti perdere e brancolare nel buio. Ti illumina la via, ma poi ti pone davanti ad un bivio, lasciandoti nuovamente solo, con i tuoi dubbi e i tuoi pensieri.
É una storia dolce, complessa, pittoresca, divertente, allegra e triste allo stesso tempo, incredibile, sconvolgente e introspettiva.
Più e più volte mi sono immedesimata nei panni della protagonista: ho gioito con lei, ho amato con lei, ho pensato con lei, ho avuto paura con lei.
Inoltre, sotto sotto, c'è una luce constante che brilla.. ed è speranza. Un sentimento che ti tiene per mano per tutta la durata delle vicende e che non ti lascia andare, anzi ti guida, ti incoraggia e ti incita.
Insomma, Enrico Galiano con il suo “Eppure cadiamo felici” mi ha totalmente conquistata.
Non posso che consigliarvelo e spronarvi a leggere al più presto questo romanzo.
Sì, però dillo che mi hai rubato l'aggettivo per descriverlo AHAHAHA Come recensisci tu, nessuno mai! (Ma come cavolo fai?!) Condividere la lettura e i pensieri in diretta è stato emozionante. Concordo in ogni virgola. Enrico ha fatto centro! Consigliatissimo!!! Non aggiungo altro perché rovinerei tutto. Alla prossima lettura. Ps. La tua dolce anima da psicologa si sente a pieno quì, eccome!!! :D
Ti giuro che solo ora ho visto il commento. Si può essere così sbadate? Comunque non posso che essere d'accordo con te. Questo romanzo è stata davvero una bellissima sorpresa. Oltre ad essere scritto divinamente ha una storia intricata e interessante, ricca di colpi di scena fino all'ultima pagina. Sono contenta che ti (ci) sia piaciuto❤ Ps: mi fai troppi complimentiiii!
Questo libro mi ha strappato contemporaneamente sorrisi e lacrime è riuscito a coinvolgermi come non mai. La storia è davvero molto bella e lo stile dell'autore è avvincente : riesce a incollarti alle pagine. La tua recensione mi ha sorpresa piacevolmente non ne avevo letto di cosi belle. complimenti
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